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Navigare la vita all’estero: Dentro la rete di supporto di ‘Con te all’estero’

Un supporto psicologico per gli italiani lontani. “Con te all’estero” è un progetto nato nel 2016 e concepito a tutto tondo per chi vive, studia o viaggia per lavoro. Ma anche per chi sta per trasferirsi (i cosiddetti expat-to-be), e persino per coloro che, tornando, chiedono di essere guidati nel reinserimento. Si compila un modulo a scopo conoscitivo, alla richiesta viene assegnato un qualificato psicoterapeuta, appositamente formato, con prima seduta gratuita tramite videochiamata. Da quel momento si procede, intraprendendo il percorso di assistenza personalizzato vero e proprio. Sara Fornari, psicologa bresciana e Co-Founder di “CTE”, ci presenta questa piattaforma interattiva che può attualmente contare su un team di oltre quaranta professionisti, cui va aggiunto gli incaricati nel ramo web, per garantire l’efficienza dei contenuti del portale.  

Com’è nata l’iniziativa?

<<In quel periodo mi trovavo negli Stati Uniti e ho avvertito l’importanza di creare qualcosa che potesse fornire un valido sostegno in lingua madre per aiutare chi non era in grado di godersi appieno la propria esperienza all’estero. Ne parlammo con la mia collega ed amica Claudia Terranova, lei fu subito entusiasta. Abbiamo studiato e fatto le nostre ricerche insieme notando che, almeno in Italia, non esisteva nulla di simile. Da quel momento, in pratica, siamo diventate operative noi e dal 2017 abbiamo avviato il consolidamento della struttura>>. 

Detto, fatto. Ma instaurare un rapporto empatico dall’altra parte dello schermo non dev’essere esattamente automatico. Cosa cambia praticamente rispetto ad una normale seduta in presenza?

<<Avevamo già avuto modo di sperimentare questo servizio di terapia online soprattutto nel complicato contesto del Covid e non avevamo troppi dubbi circa la sua efficacia. Si tratta di una modalità differente, ma non troppo. Non c’è nulla che ci impedisca di codificare il linguaggio non verbale. Molta gente si è ricreduta a tal riguardo e il nostro impegno è proteso ad evitare che una possibile e comprensibile forma di ritrosia possa trasformarsi in tabù per il solo fatto di sedersi su una poltrona e accendere il computer. Ultimamente sono stati fatti dei passi avanti e c’è maggior  attenzione ai problemi dei nostri connazionali fuori, prima non era così. Piuttosto, la nostra sfida quotidiana è soprattutto quella di scegliere sempre un professionista che sia realmente in grado di affiancare adeguatamente il paziente, assecondando le necessità. Per questo è decisivo effettuare una formazione ad hoc, non lasciando nulla al caso. Sappiamo quando sia importante stabilire una sintonia immediata con l’interlocutore, specialmente a distanza>>. 

Quali sono le difficoltà più comuni incontrate dagli expat che hanno bisogno di voi?

<<Chi ha vissuto all’estero sa benissimo che spesso l’ostacolo è quello di cimentarsi con le noiose dinamiche di espatrio. La maggior parte ha dovuto “accettare” di allontanarsi da casa per ragioni professionali, qualcuno è stato addirittura costretto per mancanza di alternative. In tanti, ovviamente, patiscono la mancanza affettiva con i luoghi d’origine, ma c’è dell’altro. Si va dall’adempimento degli iter burocratici, passando per le mutate esigenze sanitarie, senza contare le difficoltà relative alla logistica. Tutto rientra nella gestione di quegli aspetti pratici che, a lungo andare, si ripercuotono sull’equilibrio emotivo di ciascuno e possono destabilizzare soprattutto quelle persone che non riescono ad ambientarsi o che – una volta completata l’integrazione – sono comunque impossibilitate a programmare il proprio futuro perché prive dei requisiti necessari. L’attesa e l’assenza di certezze sono fattori patogeni con cui purtroppo siamo chiamati a convivere>>.

Da che parte arriva il maggior numero di richieste? 

<<Non vige la regola per cui più lontano sei e più tendi a condividere determinate problematiche. Ci si può trovare male anche ad una manciata di chilometri dal confine… Una fetta consistente di connazionali che si rivolge a noi ci scrive dall’Europa, ma riceviamo contatti anche dai luoghi più reconditi e sperduti del mondo. Gli italiani, non è un mistero, sono ovunque ed è bello pensare che con noi si sentano un po’ meno soli>>.

Quali sono i percorsi che seguite?

<<Ci siamo organizzati sotto ogni aspetto per far fronte alle diverse istanze. Ci occupiamo di terapia individuale, terapia di coppia scegliendo – ove necessario – personale bilingue e anche di genitorialità, assistendo ragazzi che stanno crescendo fuori con tutte le difficoltà non solo di ordine logistico. Quest’ultimo è un percorso assai delicato, trattandosi di una fascia d’età in cui si rischia di trascurare quei malesseri o i disagi così frequenti da riscontrare>>.

Una sfida, si diceva, uno stimolo continuo e gratificante. C’è ancora spazio per sorprendersi nell’esercizio di questa vostra “missione”?

<<Certamente. Ed è la cosa più coinvolgente. Occuparsi ogni giorno di queste storie significa viaggiare scoprendo mondi e orizzonti nuovi. Ciò che amo di questo lavoro è dare il mio contributo creativo e agevolare chiunque lo desideri ad essere se stesso. Mi piace alleggerire le persone dai pesi mentali e predisporre le persone a scegliere nel modo più consapevole quel che è più congeniale al loro benessere>>.

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Roberto

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