HomeComunità e NetworkingRicky Filosa: Pioniere della Comunicazione per gli Italiani all'Estero

Ricky Filosa: Pioniere della Comunicazione per gli Italiani all’Estero

<<Un megafono, moderno e interattivo, dedicato a tutti gli italiani fuori>>. Ricky Filosa lo definisce così. D’altronde, forte della sua lunga esperienza, conosce il tema come nessuno. Un passato lungo 15 anni da coordinatore generale al MAIE (Movimento Associativo Italiani all’Estero) e una carriera diplomatica alla Farnesina. Un presente da editore e giornalista, con mansioni nell’Ufficio Parlamentare della Camera dei Deputati. Filosa può vantare collaborazioni con ambasciate e consolati, vive di comunicazione e rapporti istituzionali ai massimi livelli e – da ormai sedici anni – si occupa fattivamente della tutela dei diritti dei nostri connazionali che risiedono all’estero. Quasi una missione, questa sua scelta che rivendica con orgoglio: <<Anche io sono uno di loro. Mi sono iscritto all’AIRE ben 25 anni fa e so cosa significa vivere distante dai propri affetti di sempre. Aderii al MAIE anche per lanciare una sorta di messaggio al Palazzo, che avevo cominciato a frequentare dal di dentro, poiché vedevo Roma troppo indifferente (per non dire addirittura  assente) nei confronti dell’argomento. Ancora mi trovo a discutere con chi crede che la politica fatta per loro sia una mera perdita di tempo. Il pensiero che fossimo considerati come un peso non potevo proprio accettarlo, era ed è più forte di me. L’italiano che vive all’estero rappresenta una enorme risorsa, con buona pace di chi continua a non tenerne minimamente conto>>.

“ItaliaChiamaItalia.it” è la sua creatura, di che portale si tratta?

<<Sono fondatore e direttore editoriale di questo quotidiano e mi fregio di rimarcare che siamo online dal lontano 2006 senza percepire un solo centesimo di contributi pubblici. L’idea nacque per dar voce a chi non poteva averne, per non far sentire emarginato chi magari si è trovato costretto a cambiare vita perché non aveva altra scelta. Tra alti e bassi, non senza sacrifici, andiamo avanti con le nostre forze e gli sponsor, preoccupandoci di diversificare sempre i contenuti per gli utenti lontani e lontanissimi. Proprio in questi giorni ricordavamo con i collaboratori più longevi, quelli che iniziarono al mio fianco, il periodo in cui i social network quasi non esistevano e l’inserimento del multimediale era enormemente più limitato rispetto ad ora. In questo senso siamo stati dei pionieri>>. 

Quasi una selezione naturale, all’alba dei 18 anni di pubblicazioni…

<<Ho avuto vice direttori che hanno fatto carriera: erano arrivati da neolaureati privi di esperienza, attualmente sono in carica con mansioni importantissime in ambito istituzionale. E’ ovviamente motivo di grande orgoglio per me>>. 

Quale bacino d’utenza potete intercettare e gestire?

<<Solo su Facebook si sono iscritti alla nostra pagina circa 180.000 italiani sparsi in tutte le zone del mondo>>.

Ci spiega come riuscite a veicolare questa interazione?

<<Ci siamo organizzati per far nostre le istanze che raccogliamo nel tentativo di offrire soluzioni in tempi rapidi a chi ci interpella. Siamo il loro ponte, il loro trait-d’union con le radici. Registriamo, valutiamo, e soprattutto portiamo all’attenzione di chi è in grado di farsi carico delle varie dinamiche. Negli anni ci siamo trasformati in un service vero e proprio, anche se adesso esiste molto più spazio per la veste istituzionale del progetto. Diamo spazio agli esponenti politici appartenenti all’intero arco costituzionale per ampliare la cassa di risonanza a beneficio degli expat italiani. Parlare rivolgendosi a questa vasta platea – seppur lontana – “conviene” anche ai politici, altrimenti all’estero assurgerebbero agli “onori” delle cronache soltanto per episodi spiacevoli. Affrontiamo diverse tematiche sociali, si genera un dibattito spontaneo e con un contraddittorio vivace, se serve, ma il nostro scopo è che non resti mai fine a se stesso>>. 

Ci faccia qualche esempio di storia a lieto fine legata alla vostra attività. 

<<Ce ne sarebbero moltissime, ma quelle che mi vengono subito in mente sono un paio. La prima riguarda peraltro un tema piuttosto scabroso tornato di inquietante attualità nelle ultime settimane: un cittadino italiano arrestato e detenuto in Sudamerica. In tanti mesi aveva ricevuto soltanto una fugace visita di un funzionario del Consolato e poi nulla più. Abbiamo aiutato un uomo che era stato letteralmente abbandonato al proprio destino senza medicine, in condizioni esistenziali a dir poco precarie e senza adeguata assistenza. Ci siamo interessati a fondo di questo caso arrivando fino alle sedi preposte, riuscendo ad assicurargli il rispetto dei diritti umani inviolabili per qualsiasi essere umano. Sono queste le cose che mi fanno proseguire con lo stesso entusiasmo e la stessa adrenalina del primo giorno>>.

E l’altra grana risolta?

<<Una persona che ci ha contattato, risiedeva negli Emirati Arabi e aveva tutto il diritto di ottenere la cittadinanza. La sua pratica è rimasta a lungo impigliata nelle strette maglie della burocrazia tra i mille ritardi derivanti dall’attività delle sedi diplomatiche. Grazie al nostro intervento, dopo un iter estenuante, è riuscito a conseguire il passaporto italiano. Quest’uomo era esausto e sfiduciato, ora vive felice nel nostro Paese insieme alla sua famiglia e siamo diventati amici>>. 

Come commenta le polemiche legate alla recente tornata elettorale per il Parlamento Europeo che hanno coinvolto i nostri connazionali oltre confine?

<<Ho seguito la querelle sulla discriminazione che consentiva ai soli italiani residenti nella Comunità Europea di poter votare ma – senza troppo entrare nel merito – ritengo che il problema andrebbe affrontato a monte, perché l’attuale meccanismo fa acqua da tutte le parti e va rivisto nella sua totalità. Tutte le forze politiche, indistintamente, si sono impegnate a più riprese per dar seguito alle reiterate promesse, ma nessuno si è prodigato sul serio affinché queste abiezioni fossero normate e disciplinate come l’importanza della materia richiederebbe>>. 

Qual è la motivazione che si è dato per spiegare il mancato intervento della politica per  cambiare lo status quo?

<<Non so nemmeno io il motivo, fatto sta che ritardi si sommano a ritardi e comincio a credere che non ci sia la reale intenzione di risolvere le cose. Negli ultimi anni ci sono arrivate segnalazioni sul caos indescrivibile che regnava, tra schede elettorali smarrite e magari ritrovate dopo giorni dentro sacchi dell’immondizia e conteggi improbabili. Siamo in presenza di sistemi di raccolta che hanno del medievale. Nell’epoca della digitalizzazione globale tutto ciò è semplicemente anacronistico e anche la scusa dell’apparato debole esposto ad eventuali attacchi hacker non regge più. Ho sempre sposato la battaglia per l’introduzione del voto elettronico ma, evidentemente, non siamo ancora pronti. Già fatichiamo per convincere a recarsi alle urne la metà degli aventi diritto, se poi il cittadino non viene messo nella condizione di farlo nel modo più semplice possibile, allora diventa inutile persino parlarne…>>. 

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