Un’isola greca abitata da appena 350 anime, la cucina, gli italiani che tornano per viverci e lavorare. Ed è subito “Mediterraneo”. Ma anziché Kastellorizo – situata a tre chilometri dalla costa turca – l’ambientazione del nostro film è una perla delle Piccole Cicladi, scelta da tre donne bresciane per la loro seconda vita lontana (ma non troppo) dall’Italia. Rinomata dagli amanti del genere per le sue spiagge caraibiche e i paesaggi lunari, Koufonissi è quasi sconosciuta alle rotte del turismo di massa ma capace di svelare le sue meraviglie mozzafiato, minuscola e incastonata com’è, a metà strada tra Naxos ed Amorgos. A raccontarci la sua personale storia da Oscar non è Gabriele Salvatores ma Silvia Ruggeri, che dopo esser stata folgorata dalla bellezza parzialmente incontaminata del luogo, ha convinto la madre che per godersi la pensione era ancora presto. E poi si è messa in gioco, ideando una vera e propria oasi dedicata agli amanti del buon cibo. Tassativamente made in Italy.
A chi venne l’idea di aprire un ristorante proprio qui?
<<Venimmo per la prima volta in vacanza con la famiglia più di trent’anni fa. Era un luogo incredibile e quasi deserto, totalmente selvaggio. La corrente elettrica l’hanno fornita solo nel 1984, prima c’era un porto minuscolo, gli avventori erano pochissimi e quasi tutti alla ricerca dell’esclusività del viaggio avventuroso da raccontare. Per noi, invece, si trattò di un colpo di fulmine vero e proprio, perché da quel momento in poi tornammo sempre. Dal 2000, poi, cominciammo a frequentare la Grecia anche in periodi diversi dall’estate e capii che qui avrei passato gran parte della mia esistenza. Il resto è cronaca recente, abbiamo aperto “Lavanda e Rosmarino” nel 2015 e conserviamo l’entusiasmo di allora. Certo che, ripensandoci a mente fredda, fu una sorta di salto nel buio, non avendo noi alcuna esperienza di ristorazione ma solo amore per il gusto>>.
Senza guerra, fortunatamente, ma siete tornate con lo stesso richiamo di nostalgia che animò Cederna, Bigagli e Abatantuono?
<<Dopo quarant’anni di lavoro mia madre Donatella voleva finalmente riposarsi, ed è la stessa che tuttora mi ringrazia per aver insistito coinvolgendola in questa avventura: io sono fissa qui da aprile a novembre, mentre lei parla la lingua perfettamente e ormai va considerata una greca a tutti gli effetti. E poi c’è mia zia Albertina: hanno 80 e 70 anni ma ancora si prodigano con lo stesso spirito per far star bene le persone. Prima che arrivassimo, qui esistevano soltanto un paio di taverne con pochi coperti e nessun’altra alternativa. Si cucinava alla buona, ma chiudevano prestissimo e non sempre portavano a termine la stagione. Da questo ho preso ispirazione e mi sono detta: <<Dovremmo far mangiare chi arriva come se realmente fosse a casa sua, tanto prima o poi li prendo tutti per sfinimento…>>.
In che senso?
<<La cucina greca è semplice, piace a chiunque ma è piuttosto limitata: molti italiani dicono che all’estero non vanno alla ricerca del cibo nostrano ma, dopo aver constatato la ripetitività dei piatti che vengono proposti, è inevitabile che finiscano per desiderare altro. E qui ci trovano>>.
La maggioranza dei turisti è italiana, dunque.
<<Vengono da Lombardia e Veneto, soprattutto. Ma lavoriamo tantissimo anche con statunitensi, australiani, cittadini nordeuropei e con tutta quella clientela greca che evita Mykonos come la peste. C’è gente che viene a mangiare anche tre volte a settimana e altri fidelizzati nel tempo, che ogni vacanza tornano da noi. Abbiamo servito anche diversi attori americani che transitano da queste parti. C’è Tom Hanks che è di casa ad Antiparos, ma lui lo abbiamo solo avvistato>>.
Ci presenti il personale senza farci venire troppo appetito…
<<Anzitutto una precisazione a cui tengo molto: noi cuciniamo per gli italiani, non per i turisti. Abbiamo allestito una trattoria con una sessantina di coperti, un ambiente raccolto e familiare. Per noi la cucina dev’essere principalmente condivisione e convivialità e anche per questo abbiamo pensato di portare la tradizione culinaria del nostro Paese senza troppe rivisitazioni: la carbonara da noi si mangia a mestiere come a Roma, importiamo salumi e formaggi selezionati e stagionati e puntiamo sulla qualità di ogni prodotto senza far spendere troppo chi viene ad accordarci la propria fiducia. Tutto il nostro personale è italiano, a partire dallo chef. Io sono la proprietaria ma faccio un po’ di tutto: aiuto in cucina e sforno le pizze, mentre mia madre si occupa anche dell’accoglienza. A fine maggio partiamo con la nuova stagione, siamo prontissime>>.
Anche a consigliare a qualche connazionale di seguire le vostre orme?
<<Sotto molti aspetti sì, ma la situazione è notevolmente cambiata. Da qualche anno la Grecia ha smesso di essere una meta low cost: già un paio d’anni si sono impennati i prezzi, le tariffe per i traghetti aumentano in continuazione raggiungendo livelli esorbitanti e questo ha tagliato fuori un target di frequentatori assidui che arrivavano da qualsiasi Paese e che adesso – per non spendere una fortuna – si vede costretto a prenotare ad inizio anno. Pensare di fare adesso ciò che abbiamo realizzato noi sarebbe molto più complicato>>.
Soprattutto in un’isola dal fascino così sofisticato. O sarebbe più appropriato definirla snob?
<<E’ una location elitaria che mantiene la sua unicità, ma non è affatto una meta settaria. Chi ama la vita cittadina o il divertimento notturno è inutile che metta piede qui. Il turismo è trasversale, di livello, anche se a luglio e agosto l’isola si riempie parecchio>>.
Anche di gatti.
<<Ci prendiamo cura di tutti i gatti e gli animali dell’isola, raccogliendo fondi anche dei nostri clienti che vogliono aiutarci in questa attività. Ormai siamo totalmente integrate qui: l’amore per Koufonissi è superiore a quello che gli stessi isolani provano e ha raggiunto un livello tale che non mi immaginerei a lavorare in nessun altro luogo al mondo. Questo è il nostro paradiso in terra>>.