HomeVita e Lavoro all'EsteroMarco Trucco, l'italiano che guida la nazionale maltese ai Mondiali di Degustazione

Marco Trucco, l’italiano che guida la nazionale maltese ai Mondiali di Degustazione

I campionati mondiali del vino. Nell’estate delle Olimpiadi e degli Europei di calcio, prende forma un’altra rassegna iridata a squadre: quella ideata e diretta da un italiano che ha consolidato il proprio successo professionale all’estero e che – per reclutare il suo neonato team – ha scelto la bandiera di Malta. Marco Trucco è un manager torinese tra i più esperti nel panorama del gioco online, si occupa da una ventina d’anni di poker online e “gaming” e – come in una famosa pubblicità anti calvizie di parecchi anni fa – si è messo in testa un’idea meravigliosa. Quale? E’ presto detto: una nazionale di degustazione alla cieca, quella che consiste “nell’assaggiare diversi bicchieri di vino serviti da bottiglie “bendate”, ossia coperte in modo tale da impedire la vista dell’etichetta, permettendo così di non essere in alcun modo influenzato nella valutazione”. Marco vive nell’Isola dal 2014 e oggi è pronto a lanciare il guanto di sfida alle altre nazioni. E’ lui stesso ad illustrarci i dettagli dell’iniziativa: <<Ho fondato questa squadra nazionale maltese che vanta anche un’anima italiana, visto che due componenti sono nostri connazionali. L’ho dapprima proposta come candidata e poi iscritta alla competizione più importante grazie ad una sponsorizzazione ricevuta dall’ “Mta”, l’Ente del turismo, che ha inteso supportare il progetto tramite lo stanziamento di un fondo economico. In quel momento ho avuto la conferma che l’impegno era stato riconosciuto e che la strada intrapresa era quella giusta>>. 

La sua formazione ha poco a che fare con l’enologia e questo arcipelago del Mediterraneo non vanta una straordinaria tradizione vinicola, anche per via delle particolarità legate al clima e alla conformazione del terreno. Da dove ha tratto l’ispirazione?

<<Da anni io mi occupo di tutt’altro, ma ho deciso di assecondare una passione che coltivo da tempo e per la quale ho studiato a fondo, aggiornandomi continuamente. Ho svolto corsi di sommelier a Roma, successivamente qui a Malta e infine a Londra, ottenendo un diploma molto complicato da conseguire. Ci troviamo a meno di 80 chilometri da una terra da vino straordinaria come è il ragusano, sarebbe a dir poco ingeneroso fare raffronti… Tuttavia, essendo io una persona assai competitiva, ho deciso di pormi a capo di questa spedizione. Per loro è la prima partecipazione assoluta a questo mondiale, per me è una bella soddisfazione aver individuato  queste figure dopo un’accurata selezione, ma soprattutto esser riuscito a creare questo modello di rappresentatività pur non essendo nativo del luogo>>.

A proposito: come hanno accettato il fatto che fosse un italiano ad occuparsene in prima persona? 

<<Non è stato un problema, perché l’unico requisito vincolante era quello della residenza. Sono contento che si stia parlando con crescente curiosità di questo programma anche a livello mediatico, perché si tratta di un inedito assoluto. Malta vive di turismo e sapere che in parecchi si stanno informando per accedere a queste competizioni e per assistere ai vari eventi mi inorgoglisce davvero tanto>>.  

Quali obiettivi si è prefissato nelle vesti di capitano della franchigia?

<<Ce n’è subito uno, chiaro e preciso: il campionato del mondo che si terrà il prossimo 12 ottobre a Margaux, nei pressi di Bordeaux. E’ la competizione più importante a livello collettivo, ci saranno quaranta squadre presenti e ci teniamo a ben figurare. Recentemente abbiamo tenuto un evento-gara di degustazione e da questo contest è stato selezionato il quarto e ultimo membro del team. Questo è un Paese piccolo, ma attraverso la nascita questo particolare percorso si possono raggiungere prospettive molto interessanti. Mi stimola l’idea di portare i maltesi al livello di altre realtà che vantano uno standing decisamente superiore>>.

L’importante è non partecipare e basta, come fa quasi sempre, da anni, la Malta del calcio.

<<Stiamo lavorando per crescere e non essere la Cenerentola>>.

E l’Italia? Tornerà o tornerebbe per vivere e lavorare? O magari per addestrare e guidare i degustatori del Belpaese?

<<Per chi opera nel mio settore è impensabile trovare sbocchi di occupazione nel nostro Paese, ma più in generale non tornerei indietro assolutamente. Ciò che può accadere nella vita non è facilmente prevedibile, ma al momento mi sentirei di escludere un ritorno perché l’Italia non è nella lista dei posti in cui mi trasferirei>>.

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