HomeEditorialiVoti e Vittime: Come le Elezioni Europee Potrebbero Definire il Futuro dell'Ucraina

Voti e Vittime: Come le Elezioni Europee Potrebbero Definire il Futuro dell’Ucraina

I padri della nostra Repubblica, come quelli dell’Unione Europea, avevano un comune intento, una netta demarcazione con il passato. Una barriera invalicabile contro il ritorno alle barbarie delle guerre mondiali, un mai più che doveva suonare definitivo. Eppure, negli anni recenti, il tema della guerra ha fatto irruzione prepotentemente nel nostro linguaggio.

Uno scrittore tragico greco, Eschilo, dice che la verità è la prima vittima delle guerre. È inevitabile mentire quando si tratta di delegittimare il nemico o migliorare lo spirito dei propri soldati e alleati. Tuttavia, è di vitale importanza che il bugiardo non sia prigioniero delle proprie azioni. Quando chi promuove le bugie inizia poi a crederci, le guerre non possono solo che essere infinite, poiché migliaia di vite umane vengono “usate” per salvare l’onore di pochi. La situazione in Ucraina è un esempio calzante del fatto: mentre i media hanno aggressivamente attaccato chiunque abbia tentato di parlare dei fatti prima del 24 febbraio, la mossa di Putin era descritto come il capriccio di un despota folle senza ragione apparente. Nelle guerre, c’è sempre una spiegazione, seppure distinta dalla giustificazione; sono diverse, ma entrambe necessarie per capire in conflitto nella sua interezza.

Troppo spesso ignoriamo le cause. Il Donbass e l’allargamento della Nato, due cause scomode. Parlarne, oggi, è impopolare. Eppure a scuola ci insegnavano le cause della prima guerra mondiale, ma a nessuno veniva in testa che quella era una giustificazione del primo conflitto globale.

Inoltre, ‘comprendere’ non è propriamente scovare il buono e il malvagio, perché la morale in tempo di guerra è un lusso che ci possiamo raramente permettere. Eppure la propaganda ci martella da più di due anni lo stesso slogan: vittoria totale, rovesciamento di Putin, sostituzione dello zar rosso con un alleato sicuro, a riconquista totale delle regioni occupate, inclusa la Crimea. Ma sì, abbondiamo!

Siamo alla vigilia di uno momento storico per l’Unione Europea: gli elettori alle urne.

L’unica speranza è che il responso delle urne sia una fragorosa disfatta per i tre partiti che hanno trascinato l’Europa in questo delirio.

Parlo del Partito Popolare Europeo, con le sue insegne tricolori di Forza Italia. Mi riferisco ai cosiddetti liberaldemocratici – un’etichetta che, almeno sulla carta, è incollata a Renzi, Bonino, Calenda. E non dimentico il Partito Socialista Europeo sotto le bandiere del PD, e persino dei Verdi, che, contro ogni previsione, hanno rivelato un appetito bellico inimmaginabile qualche anno fa. Non dimentichiamo (e non perdoniamo) i conservatori e le destre, pronti sempre a tuonare contro il mondo intero, salvo poi non recedere mai quando si tratta di votare per le armi e per perpetuare una guerra senza fine.

O vi sarà una devastante sconfitta per loro, o avremo la prospettiva di un’economia di guerra che durerà forse decenni.

Queste elezioni europee sono più importanti delle italiane, perché da esse dipende la nostra stessa sopravvivenza. E non esagero, un’escalation di queste proporzioni potrebbe precipitarci in una guerra nucleare. Spero che chi ha dubbi li superi e voti contro questa economia di guerra che ci trascina verso l’abisso.

È una bugia che non si negozia con il nemico. Si negozia, anche con Putin, se vogliamo davvero porre fine al conflitto in Ucraina. Zelenski, inebriato dalla nostra propaganda e dalle nostre armi, ha convocato una conferenza di pace in Svizzera, invitando tutti tranne la Russia. Non trattare con il nemico è il mantra suicida che ci viene propinato dai grandi media per convincerci di un controsenso logico.

L’unico vero antidoto è la conoscenza e con essa un voto consapevole.

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