HomeVita e Lavoro all'EsteroLa Voce Italiana in Canada: La storia di Vittoria Zorfini

La Voce Italiana in Canada: La storia di Vittoria Zorfini

<<Ero partita per stare un paio di settimane, sono tornata in Italia dopo un anno e mezzo>>. E da quel momento, con qualche breve intervallo, ne ha aggiunti altri otto. Curioso, al limite del surreale, è l’inizio della storia da expat di Vittoria Zorfini, giovane giornalista romana residente in Canada dal 2015 e diventata nel tempo un autentico punto di riferimento per molti nostri connazionali sul territorio e non solo. Del resto, sarebbe sufficiente il titolo del suo blog – una sorta di biglietto da visita che descrive la fierezza di una decisione maturata non senza disappunto – attraverso il quale condivide con i lettori i motivi del suo viaggio solo andata: il sogno proibito, un vero e proprio tabù per insoddisfatti e indecisi. Vittoria ripercorre per noi le prime tappe di un’esistenza cambiata quasi per caso. 

“Mamma ho preso l’aereo” è nato poco prima l’approdo in Québec. Ne è passato di tempo, ne ha fatta di strada… 

<<Sono arrivata a Montréal a ventotto anni, venni a trovare mio fratello e mia cognata che vivono qui. Era inverno, pieno inverno, ma il mio senso di disorientamento in realtà durò pochissimo, perché trovai subito un lavoro da redattrice presso la rivista italo-canadese “Panoram Italia Magazine”. Poi ebbi l’idea di selezionare alcune ricette culinarie della nostra tradizione spiegarle, con l’aiuto di cuochi professionisti, in video di trenta secondi: cominciai a pubblicare queste ricette una dopo l’altra, l’idea funzionò ed è divertente notare come tuttora venga riproposta a mo’ di format>>. 

Sic et simpliciter, almeno in apparenza. Dalle frequenze dell’emittente radiofonica “CFMB 1280 AM”, ogni mattina, dalle 10 alle 13, entra in diretta e intrattiene migliaia di ascoltatori. Ci descrive la soddisfazione di esser diventata la voce degli italiani in Canada?

<<Qui ci sono molte più persone che parlano italiano, anche rispetto a Toronto, siamo dappertutto. Attualmente si parla di circa 350.000 anime, in maggioranza proprio a Montréal. “Le mattine con Vittoria” è dedicata a loro. Ho pensato piuttosto spesso a quel tormentone sul Molise che non esisterebbe… La verità è che esiste ma si è completamente spopolato, perché mi sembra proprio che ogni singolo molisano si sia trasferito qui… L’idea di parlare in italiano rivolgendomi a tutte queste persone è stata una leva decisiva nel mio percorso>>. 

Tornando un passo in dietro: alla base della scelta di vita ci sono state motivazioni particolari?

<<Sì, sono state fondamentali le inquietudini personali e professionali che mi portavo dietro. Avvertivo la necessità di un cambiamento estremo come questo. Ho lasciato il mio lavoro mollando tutto il resto e ad animarmi è stata una sana dose di incoscienza, altrimenti non avrei avuto lo stesso impulso. Durante il periodo di ambientamento ero determinata a prendermi quel cambiamento che cercavo. Neldestino c’era questa soluzione e, da un certo punto in avanti, ho anche smesso di pormi determinate domande>>.

La radio, si diceva. Di che si occupa la trasmissione? 

<<C’è una parte ludica e l’altra dedicata a cronache e approfondimenti, con attenzione rivolta agli eventi artistici e culturali ospitati da queste parti. Inoltre abbiamo un filo diretto continuo con gli ascoltatori e questo interscambio avviene anche sull’attualità italiana. La vittoria degli Europei della Nazionale di calcio è stata una sorta di delirio collettivo, così come avvenne quando fui inviata a seguire il concerto dei Maneskin. E’ un’attività che mi appaga e mi fa sentire realizzata. Raccontare esperienze, intervistando i diretti protagonisti e sviscerando le tante storie, soprattutto quelle di immigrazione, mi arricchisce giorno dopo giorno. La radio è un mezzo di comunicazione perfetto, funge da trait-d’union fra le varie comunità e grazie allo streaming arriviamo da qualunque parte. La radio unisce e riunisce: “CFMB” esiste da sessant’anni e al principio fu un media essenziale di comunicazione per noi. Oggi il mio programma viene seguito anche negli Stati Uniti, in Germania, Gran Bretagna e Brasile: un allargamento del pubblico che mi inorgoglisce sempre di più>>. 

E’ intenzionata a restare ancora a lungo o intravede all’orizzonte qualche ulteriore trasloco importante? 

<<Per mia impostazione guardo molto più al presente che al futuro, vivo semplicemente la stessa vita divisa a metà vissuta da tutti coloro che hanno scelto di stare all’estero. A Roma torno quando posso, più o meno una volta l’anno, dipende molto dalle tariffe dei voli e dai giorni di ferie a disposizione. Casa è casa, manca sempre un po’, fa piacere riassaporare quell’atmosfera e quel calore umano, ma per ora non ho in mente altri colpi di testa…>>. 

A quale abitudine canadese non sarebbe più in grado di rinunciare?

<<Girare la città in bicicletta o con i mezzi di trasporto pubblico è un piacere che non potrei mai più negarmi, anche se le buche di Montreal sono notevolmente più grandi e pericolose rispetto a quelle tanto vituperate di Roma… A Montréal c’è un’ottima qualità della vita, è una grande città popolata da persone provenienti da tutto il mondo, una metropoli ma con una dimensione differente e ben più a misura d’uomo se paragonata a tante altre realtà del Nord America>>.  

In conclusione, se la sentirebbe di consigliare ad altri di assecondare il proprio stato d’animo e, nella fattispecie, emulare il Suo cammino? 

<<Assolutamente no. Ciò che è capitato a me è per certi versi irripetibile, io ho avuto molta fortuna nell’ottenere quella sponsorship che mi ha permesso di inserirmi subito senza far troppa fatica e preoccuparmi dei permessi burocratici. Spesso in Canada si prospettano opportunità di lavoro adatte a chi desidera migliorarsi, è innegabile, ma le norme governative sugli ingressi sono assai severe e nulla va dato mai per scontato: in tantissimi casi la ricerca della “scorciatoia” non si è rivelata felice>>.

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